Stress, poco riposo, preoccupazioni. E una buona notizia.
Si parla sempre di stress, ma sotto questa parola-ombrello abbiamo tante problematiche. La natura ci viene in aiuto, come da migliore tradizione. E lo fa con l’albero del sonno e del relax.
Studi recenti dimostrano che i disturbi legati al sonno sono in ascesa, con sempre più persone che faticano a rilassarsi e a dormire profondamente.
L’Associazione Italiana per la Medicina del Sonno (AIMS) ha pubblicato numerosi studi sull’insonnia e i disturbi del sonno in Italia. Secondo i dati raccolti, circa il 30% della popolazione italiana soffre di insonnia occasionale, mentre il 10-15% ne soffre in forma cronica. Lo studio sottolinea che i disturbi del sonno colpiscono soprattutto le persone sopra i 50 anni e sono spesso legati a fattori come stress, ansia e malattie croniche.
Ansia? Presente!
Le domande poste ai motori di ricerca sono sempre utili per capire meglio cosa stiamo vivendo. Nel 2024, per esempio, abbiamo assistito a un’ascesa di fenomeni che sembrano turbare il nostro riposo e la nostra calma.
Fra le ricerche fa capolino l’eco-ansia, la nuova preoccupazione per le sorti della Terra. La pandemia ci ha lasciati con una discreta serie di turbamenti legati alla prossimità delle relazioni; le incertezze e le guerre ci hanno “regalato” una certa ansia anticipatoria, ossia la preoccupazione per eventi futuri.
Anche il digitale ci mette del suo.
Nel bouquet di disagi legati all’iper-connessione abbiamo l’ormai famigerata FOMO (Fear of Missing Out), cioè la paura di essere esclusi da esperienze gratificanti o notizie importantissime. A questo fenomeno si intreccia la Revenge Bedtime Procrastination, letteralmente la procrastinazione, per vendetta, dell’orario in cui si va a dormire.
Ma chi è a vendicarsi?
Buona notizia: nessuno in particolare. Brutta notizia: il cervello. Quando siamo stressati, infatti, la nostra mente impiega un sacco di energia, ma senza soddisfazione. Così il cervello decide di “vendicarsi” (solitamente nel momento esatto in cui noi vorremmo si riposasse) dei ritmi ai quali lo sottoponiamo, tenendoci svegli più a lungo del dovuto. L’idea è di ricavare piacere ritagliandosi dei momenti di libertà. Purtroppo, in questa dinamica, il riposo viene sacrificato — mentre noi scorriamo compulsivamente i social alla ricerca di gratificazione.
Un Circolo Vizioso da Interrompere
Perché l’ansia genera un riposo peggiore?
Quando la mente tende a rimuginare, si incaglia nei pensieri negativi concentrandosi sulle preoccupazioni: rilassarsi, addormentarsi e dormire bene può diventare più complicato tanto più è complicato distrarsi. Nelle persone che manifestano fenomeni di inquietudine o sensazioni di ansia lieve, si possono avere gli odiosi risvegli durante la notte, che in alcune occasioni portano addirittura ad alzarsi il mattino seguente in uno stato di tensione fisica diffusa.
Perché dormire male genera ansia?
Quando si dorme poco e male, la mente rimane in uno stato di iper-attivazione, rendendoci più inclini all’ansia e reattivi a stimoli minori. Un sonno disturbato, insufficiente o qualitativamente scarso può portare a un aumento dei livelli di cortisolo, il famoso “ormone dello stress”.
È facile trovarsi in uno stato costante di allerta, che può portare a interferenze più serie nella vita quotidiana. Se dormiamo male, insomma, ci troviamo più vulnerabili nelle nostre funzioni cognitive ed emotive, (quelle sensazioni di annebbiamento momentaneo del pensiero e un nonnulla in grado di turbarci).
Come paghiamo tutto questo?
Se parliamo di riposo notturno non soddisfacente, è possibile che di giorno si avverta un senso di minore lucidità, magari accompagnato da sonnolenza e nervosismo. Le occasioni di turbamento sono sempre esistite, solo che adesso si sono moltiplicate in termini di quantità, tempo e pressione. In poche parole, siamo più esposti ad accumulare stress e meno capaci di (causa impegni, ritmi e responsabilità) dissiparlo. Riassumono bene questo concetto Maura Gancitano e Andrea Colamedici nel libro La società della performance — Come uscire dalla caverna (ed. Tlon, 2019):
“Una società che richiede costantemente opinioni, condivisioni ed esibizioni è una società che ha paura del silenzio, dello spazio, della costruzione, e dunque di un’autentica narrazione.”
Soprattutto ora, nell’era digitale, abbiamo bisogno di strategie per gestire consapevolmente gli aspetti più stressanti della nostra vita e mitigarne gli effetti. Abbiamo un alleato per reclamare il nostro diritto alla calma e alla serenità.
È un po’ solitario.
Vive in montagna.
Ha la scorza dura, ma un’essenza generosa.
È un albero.
È il Cirmolo.
Il Cirmolo, noto anche come Pino Cembro, è una conifera d’alta quota chiamata anche “albero del sonno”. È stata proprio la montagna a custodire il suo segreto. Da secoli, gli abitanti delle regioni alpine lo apprezzano per il suo olio essenziale, utilizzato per favorire il rilassamento e migliorare la qualità del riposo. Il suo aroma inconfondibile ha benefìci per corpo e mente, tanto da rendere il Cirmolo un elemento immancabile in ogni SPA, sauna o baita di alta montagna.
Ma come può un albero secolare inserirsi nelle nostre vite moderne, spesso intrappolate in un circolo vizioso di stress, ansia e insonnia? In questo articolo esploreremo la storia del Cirmolo e i suoi benefici, intrecciando tradizione e contemporaneità.
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Una deliziosa crema corpo dalla texture setosa; un olio secco per regalarsi (o regalare ai più meritevoli) un massaggio defaticante. L’integratore in compresse masticabili per lasciarsi andare al sonno più riposante, con la fragranza dell’abbraccio di un amico.
Perché sì, il Cirmolo è molte cose, ma è soprattutto quell’abbraccio.
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